Nottola di Minerva
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NOTTOLA  DI   MINERVA

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"[...] la filosofia arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell’e fatta. […] La nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo"
Hegel, Lineamenti di Filosofia del diritto, Prefazione

Un popolo diventa nazione. La rivoluzione americana.

4/3/2020

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IN SINTESI
Le tredici colonie
Tra Sei e Settecento, la parte orientale dell'America del Nord era stata colonizzata dagli Europei fuggiti alle persecuzioni religiose o politiche (Inglesi, Francesi, Spagnoli).
Tra i primi coloni di quest'area troviamo i Padri pellegrini inglesi che nel 1620 approdarono con la loro nave, la Mayflower, sulle coste del Massachusetts.  
Per tutto il Settecento nel Nord America giunsero emigrati inglesi e non solo. Nel 1732, con la fondazione della Georgia, le colonie erano diventate in tutto tredici e nel corso del XVIII secolo esse conobbero una straordinaria crescita demografica (da 200.000 milioni di abitanti fino a 4 milioni all'inizio dell'Ottocento). 
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Fra le colonie vi erano differenze sociali ed economiche:
nel Centro-Nord si sviluppò una classe borghese forte basata sullo sviluppo delle attività di allevamento e mercantile commerciale, grazie all'attività fiorente di porti come Filadelfia, New York, Baltimora; 
nel Sud, invece, il potere era prevalentemente in mano ai latifondisti che si servivano di manodopera ridotta in schiavitù per la coltivazione delle loro piantagioni.
All'origine della rivoluzione
Il crescente sviluppo delle attività portò i coloni a sopportare sempre meno gli obblighi di monopolio e tassazione a cui erano soggetti da parte del governo inglese. Dopo la Guerra dei Sette anni (1763), inoltre, le misure fiscali furono inasprite, in particolare con l'emanazione di due tasse, sullo zucchero e sui giornali: lo Sugar Act (1764) e lo Stamp Act (1765).
Seguirono le proteste da parte dei coloni non solo per l'ingiusta tassazione, ma anche contro la negazione del diritto di essere rappresentati in Parlamento. La questione fiscale sfociava in un problema costituzionale che fu sintetizzato nello slogan "No taxation without representation" ("Nessuna tassazione [è legittima] senza rappresentanza [parlamentare]").
Gli scontri divennero sempre più frequenti. Nel 1773 il decreto che concedeva alla Compagnia delle Indie il monopolio della vendita del tè nelle colonie  (Tea Act) fece esplodere la tensione.
Fu significativo l'episodio del Boston Tea Party: alcuni coloni travestiti da indiani presero d'assalto le navi inglesi e gettarono in mare l'intero carico di tè. Londra rispose con una linea dura facendo chiudere il porto di Boston e controllando tutta l'attività politica delle colonie.
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Fu questo il momento di una maturazione di coscienza politica degli americani delle colonie: decisero di convocare il Congresso di Filadelfia, 1774 noto come primo Congresso continentale, aperto solo ai rappresentanti delle tredici colonie che chiedevano alla madrepatria autonomia fiscale e amministrativa, nella speranza che il loro appello, seppure osteggiato dal Parlamento, fosse accolto dal sovrano Giorgio III.
Questo non accadde e i coloni si sentirono "traditi" dal loro sovrano. Dalla Gran Bretagna iniziarono a giungere truppe inglesi e nel 1775 si verificarono i primi scontri armati.
Come le colonie giunsero all'indipendenza.
Nel 1775 le colonie costituirono un proprio esercito organizzato  (Continental Army) guidato da George Washington (futuro primo presidente), seppure l'idea di una guerra per l'indipendenza dall'Inghilterra ancora non si fosse pienamente congiurata; solo il 4 luglio 1776 fu chiara questa volontà quando venne approvata la Dichiarazione d'indipendenza.
In essa si leggeva:
"Tutti gli uomini sono creati uguali; il Creatore ha donato loro certi inalienabili diritti; tra questi vi sono la Vita, La Libertà e la ricerca della Felicità.
Ogniqualvolta un governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarlo o di abolirlo e di istituire un nuovo governo nella forma che il popolo ritenga più adatta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità".


Di seguito il testo integrale della >>>>>> Dichiarazione di indipendenza americana (clicca sopra per aprire il link).

Nel documento venivano esposti in maniera chiara ed inequivocabile le ragioni della ribellione che affondavano le basi ideologiche nella filosofia politica dell'Illuminismo, preceduta da John Locke (Montesquieu, Voltaire, Rousseau) e da alcuni pensatori dell'epoca annoverati tra i Padri fondatori del nuovo stato, come John Adams  (autore dei Pensieri sul governo, ispirato al Common Sense ("Senso comune") dell'inglese Thomas Paine) e Thomas Jefferson, che ebbe un ruolo principale tra i redattori del documento, nonché come futuro terzo presidente degli Stati Uniti d'America.
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Il momento della firma e i Padri fondatori ( H.C. Christy, olio su tela, 1940)

Il testo, il primo a rivendicare la sovranità popolare, era destinato ad avere un'enorme fortuna a livello mondiale, diventando un modello per le future dichiarazioni d'indipendenza dei popoli.

​La guerra tra le colonie ribelli e la Corona inglese durerà dal 1775 al 1783. L'esercito americano, seppure inizialmente meno preparato rispetto a quello inglese, ma sostenuto da francesi e spagnoli, riuscì a sconfiggere clamorosamente gli avversari nella battaglia di Saratoga (1777) e definitivamente nella battaglia di Yorktown (1781).
Il governo di Londra dovette arrendersi alla realtà e riconoscere, con la Pace di Versailles (1783), l'indipendenza delle colonie americane.

Gli Stati Uniti creano una Repubblica federale.
Il 17 settembre 1787, a Filadelfia, le ex colonie adottarono finalmente una Costituzione che rese gli Stati Uniti d'America una Repubblica federale che applicò la teoria illuminista della divisione dei poteri.
  • Il potere legislativo fu delegato al Congresso, l'assemblea allargata dei deputati, e al Senato, un'assemblea più ristretta, cui spettava il controllo della politica estera. 
  • Il potere giudiziario fu affidato alla Corte suprema e ai giudici dei tribunali.
  • Il potere esecutivo fu accentrato nella figura del Presidente, eletto ogni quattro anni. I suoi poteri erano ampi: nominava i giudici della Corte suprema (organismo di controllo e tutela dei principi della Costituzione); aveva il comando delle forze armate; poteva bloccare con il suo veto le leggi approvate dal Congresso. Pur tuttavia, in casi estremi, il Congresso avrebbe potuto destituirlo con la procedura dell'impeachment. Non era eletto direttamente dal popolo, ma dai grandi elettori, scelti a loro volta all'interno dei singoli Stati.
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Guarda il video
​CONSEGNE
  • ​Leggi ed esplora le risorse di questo post.
  • Integra la lettura con le informazioni del libro di testo, cap.8
  • Trascrivi le frasi per te più significative del documento sopra allegato, ossia il testo della Dichiarazione di indipendenza, nel documento di google drive condiviso che l'insegnante ti invierà per email.
  • Costruisci una mappa concettuale, utilizzando uno strumento digitale (per es. popplet su https://popplet.com/  o  altri strumenti di tua conoscenza) oppure, se non sei pratico, anche disegnandola sul tuo quaderno, comprensiva di date, episodi e concetti fondamentali dedotti da questa lezione.
  • Invia la mappa elaborata alla mia mail [email protected] o in piattaforma WeSchool nel gruppo classe.

Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Sc.umane e musicale S.Rosa Da Viterbo
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Il materialismo storico e la lotta di classe. Marx (II parte)

4/1/2020

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Concetti base

(La prima parte della lezione è reperibile qui >>>> Marx, il filosofo "rivoluzionario"- I parte) 
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Lettura testi

K. Marx-F. Engels, Manifesto del partito comunista
 
Uno spettro s’aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo.
Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate, per cacciarlo, in una santa crociata: il papa e lo Zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.
[...]
La storia di ogni società finora esistita è storia di lotte di classi.
Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri di corporazioni e garzoni, insomma oppressori e oppressi, sono stati sempre in reciproco antagonismo, conducendo una lotta senza fine, a volte nascosta, a volte dichiarata, che portò in ogni caso o a una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o alla totale rovina delle classi in competizione.
Nelle epoche piú antiche della storia scorgiamo quasi ovunque una struttura della società tutta secondo differenti strati, una graduazione articolata delle posizioni sociali. Nell’antica Roma abbiamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel medioevo signori feudali, vassalli, membri di corporazioni, garzoni, servi della gleba, e inoltre in quasi ciascuna di queste classi ulteriori graduazioni particolari.

[...]
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I comunisti rivolgono i loro sguardi soprattutto alla Germania, giacché questa nazione è alla vigilia di una rivoluzione borghese e giacché essa attua tale rivoluzione in condizioni di civiltà generale europea piú progredite e con un proletariato assai piú evoluto di quanto non lo fosse in Inghilterra nel diciassettesimo e in Francia nel diciottesimo secolo; per questo la rivoluzione borghese tedesca non può essere che l’immediato preludio d’una rivoluzione proletaria.
Insomma, i comunisti appoggiano ovunque ogni movimento rivoluzionario contro le attuali condizioni sociali e politiche.
In tutti questi movimenti essi pongono in evidenza, come problema di base del movimento, la questione della proprietà, quale che sia la forma, piú o meno sviluppata, che essa possa aver raggiunto.
I comunisti, infine, lavorano ovunque al collegamento e all’accordo tra i partiti democratici di tutti i paesi.
I comunisti ricusano di celare le loro opinioni e le loro intenzioni. Dichiarano apertamente che i loro scopi possono attuarsi solo tramite l’abbattimento violento di tutto l’ordinamento sociale sin qui esistito. Le classi dominanti tremino di fronte a una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdervi se non le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare.
proletari di tutti i paesi unitevi!

 
Marx, Opere, Newton Compton, Roma, 1974
CONSEGNE
La lezione nel post è sviluppata per concetti base (cfr. M.Ferrari, Concetti base della filosofia, Pearson). Il lavoro a casa consiste:
  • nella lettura e comprensione del presente post comprensivo del testo in fondo selezionato e relativo al Manifesto del partito comunista di Marx-Engels;
  • nello svolgimento di tutti gli esercizi già indicati nella lezione precedente, più volte suddivisa che trovi al seguente link >>>>> Marx, filosofo rivoluzionario, I parte
Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Sc.umane e musicale S.Rosa Da Viterbo
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Cartesio: "Cogito ergo sum" (II parte)

3/24/2020

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«Subito dopo però m’accorsi che, mentre volevo pensare che tutto fosse falso, era necessario che io, che lo pensavo, fossi qualcosa; e notando che questa verità: io penso, dunque sono, era così salda e certa che tutte le più stravaganti supposizioni degli scettici non avrebbero potuto smuoverla, pensai che avrei potuto accettarla senza timore come principio della filosofia che andavo cercando».
CARTESIO, Discorso sul metodo, IV, 32

Nella lezione di oggi continuiamo la riflessione sul pensiero e l'opera di Cartesio, ma questa volta attraverso la LETTURA TESTI con la finalità di agevolare la comprensione.

Per chi non l'avesse ancora fatto, si suggerisce di esplorare le risorse della lezione precedente:
>>>> 
Cartesio, il grande progetto della ragione. Il metodo e le regole (I parte)

TESTO 1
Cominciamo con un estratto da Cogito ergo sum. Breve storia della filosofia attraverso i detti dei filosofi (Salani Editore) di Pietro Emanuele .
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Cogito ergo sum, superstar delle formule
Non solo chiunque si occupi di filosofia, ma anche quelli che ne sanno poco o nulla, quando sentono il nome di Cartesio, lo associano subito alla sua frase più famosa: «Penso, dunque sono», cogito ergo sum. Nessuna massima filosofica ha mai raggiunto tanta celebrità.
Ma qual è il motivo di tanto successo?

È presto detto: a nessun filosofo prima di Cartesio era mai venuto in mente di dubitare della propria esistenza. E, tanto meno, era venuto in mente all’uomo della strada. Se si fosse trattato soltanto di un’idea stravagante non sarebbe stata coronata da tale successo.
Invece, quell’apparente stranezza segnò una svolta radicale nella filosofia dell’Occidente. Sino ad allora lo scopo principale della filosofia era stato quello di raggiungere la verità.

Ma che cos’è la verità se non si trasforma in certezza?
La certezza è qualcosa di più della verità, è una verità che ha superato la prova del dubbio. Ma vincere ogni possibile dubbio è un’impresa titanica. Ogni giorno io vedo molte cose che mi circondano, ma chi mi assicura che non si tratti di allucinazioni? E se tutta la vita non fosse che un sogno? A partire da questi interrogativi non appare più tanto stravagante dubitare della propria esistenza. Anzi, esso è il dubbio più radicale da cui il filosofo deve prendere le mosse.
Cartesio fu anche un grande talento matematico e geometrico, e le sue scoperte rivoluzionarono la geometria. Ancora oggi qualsiasi studente liceale impara a risolvere gran parte dei problemi grazie alle cosiddette coordinate cartesiane. Ma per la filosofia questi suoi meriti, per quanto importanti, non sono nulla al confronto della svolta fondamentale impressa dal suo cogito.

Ancora nel nostro secolo un’opera filosofica fondamentale è stata intitolata Meditazioni cartesiane : in essa Edmund Husserl sostiene che ogni visione del mondo deve prima fare i conti con la coscienza, proprio come li fece Cartesio.
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Il suo pensiero segna sostanzialmente il trionfo della ragione. Per molti questo è un merito così grande da farne il padre della filosofia moderna. Ma non tutti sono d’accordo: ai suoi tempi, al razionalismo si contrappose l’empirismo. Poi vennero il romanticismo e il positivismo. Però la gloria del cogito rimarrà sempre legata a Cartesio.

Emanuele, Pietro. Cogito ergo sum (Italian Edition) . Salani Editore. Edizione del Kindle. 
TESTO 2 
Il secondo testo, invece, è tratto dal noto romanzo filosofico di Jostein Gaarder,  Il mondo di Sofia. Romanzo sulla storia della filosofia (Longanesi Editore)
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Clicca qui per scaricare il testo in pdf >>>> CARTESIO da Il Mondo di Sofia
 CONSEGNE - elaborazione di un file da inviare su WeSchool
(o alla mail [email protected]) rispondendo alle domande sotto:

1. leggi attentamente i testi e individua le PAROLE CHIAVE
2. commenta brevemente la frase - Ma che cos’è la verità se non si trasforma in certezza? 
3. ​Inquadra sinteticamente l'opera Il Mondo di Sofia
4. 
Hai già letto qualcosa di questo libro a scuola?
5. 
Il Cartesio presentato da Gaarder è coerente con quello studiato nella prima parte? Quali concetti vi ritrovi?
​6. Qual è il filo conduttore  che "unisce Socrate e Platone a Cartesio, passando per Agostino"?
7. Che cosa intendi con ’sistema filosofico’?
8. Perché alla fine Sofia può affermare: «Allora la natura non è un sogno?»
9. Perché il Cogito e il metodo cartesiano segnano il "trionfo della ragione"?
10. Qual è il concetto (o la frase) che ti ha maggiormente colpito leggendo i testi? Perché? (puoi fare riferimento anche alla tua personale esperienza)
Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Scienze umane e musicale
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Viaggi di esplorazione ed età moderna. Chi sono i viaggiatori?

3/24/2020

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QUADRO INTRODUTTIVO
​L’età moderna viene generalmente considerata l’epoca posta tra la scoperta del continente americano (1492) e la definitiva sconfitta di Napoleone Bonaparte (1815). Questo arco di tempo è caratterizzato da profonde trasformazioni che interessano ogni aspetto della vita umana.
I viaggi di esplorazione, le nuove rotte commerciali e la scoperta di nuovi continenti trasformano gli orizzonti mentali ed economici dell’uomo europeo e avviano un processo di interrelazione su scala mondiale della storia.
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Analogamente, le nuove forme statali si lanciano in conquiste e guerre a livello continentale prima, planetario successivamente. L’unità religiosa dell’Occidente cristiano viene rotta dalla Riforma protestante, mentre il pensiero filosofico si avvale di nuovi metodi sganciati dalla tradizione e dall’insegnamento delle autorità del passato. Si teorizzano nuove forme di governo, e le rivoluzioni americana e francese segnano il definitivo tramonto del sistema sociopolitico basato sulla divisione in ordini della società e, con l’avventura napoleonica, fondano le basi dell’epoca contemporanea.
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Le scoperte geografiche e l’espansione coloniale
Gli Stati europei nel XV e XVI sec. finanziarono viaggi ed esplorazioni geografiche, spinti da una politica di potenza e da motivazioni di ordine economico. Le miniere sudanesi che avevano fornito oro all’Europa sin dal Medioevo si erano ormai quasi esaurite. La crescita degli scambi commerciali con le Indie rese urgente alla fine del XV sec. l’apertura di una via marittima intorno all’Africa che desse accesso all’Oceano Indiano, aggirando l’Impero ottomano.

Le recenti invenzioni tecniche e il perfezionamento della bussola garantivano una navigazione sempre più sicura. La casuale scoperta del continente americano a opera di Cristoforo Colombo diede il via alla colonizzazione di vasti territori ricchi di oro e metalli preziosi e alla evangelizzazione di antiche e sconosciute civiltà. Giunsero in Europa dalle Americhe nuovi prodotti come il mais, la patata, il pomodoro, il cacao, destinati in seguito a entrare nell’uso comune. Le nuove rotte commerciali ponevano in evidenza i porti atlantici segnando l’inizio della decadenza del Mediterraneo e di Venezia: l’economia stava per diventare mondiale.
CONSEGNE
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1. continua la lezione sfogliando la presentazione per punti nello sway qui allegato sway.office.com/dfu6CF6UA8OqokvV?ref=Link 
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2. approfondisci sul libro di testo gli argomenti correlati, come già fatto in video lezione streaming su Skype
3. guarda questi video sui alcuni viaggiatori 
  • l'America, un errore di COLOMBO su RAI SCUOLA - Viaggi e Viaggiatori tra '400 e '500 >>> (clicca sul link RaiScuola per aprire la risorsa)
  • il viaggio di MAGELLANO (clicca sull'immagine sotto per aprire la risorsa di RAI STORIA)
4. Ora scegli tu uno dei viaggiatori tra '400 e '500 e aggrega in un padlet le risorse di cui ti sei servita/o (testi, documenti, cartine, video ecc.) per effettuare una presentazione del protagonista scelto. Consegna entro martedì 31/03/2020
Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Scienze umane e musicale
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La Grande guerra. Uomini al fronte. Primo anno di guerra.

3/23/2020

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​Il 28 luglio 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale: uno scontro di proporzioni inaudite che provocò quasi 10 milioni di vittime. Le cause del conflitto furono molteplici. Sul piano culturale esse sono legate allo sviluppo delle correnti di pensiero nazionaliste, dell’irrazionalismo e dell’esaltazione della violenza come fattore di cambiamento della storia. A ciò si aggiunse la progressiva usura di delicati equilibri politici incrinati dalla competizione coloniale e marittima di Germania, Inghilterra e Francia, sostenuta dai governi e dalle rispettive élites finanziarie. Ulteriori elementi di rottura furono la persistente tensione franco-tedesca (originata dagli esiti del conflitto del 1870) e la rivalità austro-russa nei Balcani. Occorre infine ricordare le spinte centrifughe delle minoranze etniche negli imperi asburgico e ottomano e la rinascita del nazionalismo arabo. Anche gran parte dei movimenti socialisti, tradizionalmente su posizioni pacifiste, videro nel conflitto un’occasione di palingenesi sociale.
Il primo anno di guerra
 Dopo l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando  (erede al trono dell’Impero austro-ungarico) e della moglie a Sarajevo (28 giugno 1914), l’Austria inviò alla Serbia un ultimatum (23 luglio), attaccandola pochi giorni dopo (28 luglio).
Presto scattarono le clausole delle alleanze che legavano tra loro le principali potenze europee (Triplice alleanza: Germania, Austria, Italia; Triplice intesa: Inghilterra, Francia e Russia). Tradizionalmente alleata della Serbia, la Russia intervenne in suo favore, mobilitando l’esercito (30 luglio). Conseguentemente la Germania proclamò guerra allo zar (1° agosto). A questo punto, osservando i patti dell’Intesa, la Francia si mobilitò, ricevendo (3 agosto) la dichiarazione di guerra da parte di Berlino.
Il giorno stesso l’Italia dichiarò la neutralità.
Lo stato maggiore tedesco, contando sulla forza d’urto del proprio esercito, riteneva di poter concludere il conflitto in pochi mesi. Gli strateghi agivano osservando le direttive del piano Schlieffen (elaborato intorno al 1905) che mirava a schiacciare Francia e Russia tenendo fuori dal conflitto la Gran Bretagna. Come previsto dal piano, le truppe tedesche mossero prima contro la Francia attraverso il Belgio (3 agosto) violandone la neutralità. Ciò provocò però, contrariamente alle speranze, l’intervento degli Inglesi (4 agosto).
Il conflitto assunse rapidamente una dimensione mondiale: la dichiarazione di guerra dell’Austria alla Russia, della Serbia alla Germania (6 agosto), del Giappone (deciso a occupare le basi tedesche in Estremo Oriente) alla Germania (23 agosto) e l’entrata in guerra dell’Impero ottomano al fianco degli Imperi Centrali chiusero il primo mese di guerra. La lotta si fece cruenta sul fronte occidentale.
​Invaso il Belgio, infatti, i Tedeschi, comandati dal generale von Moltke, presero Liegi e quindi Bruxelles (20 agosto). Il 3 settembre Moltke minacciò Parigi, ma i Francesi contrattaccarono e con la Battaglia della Marna (6-12 settembre) respinsero il nemico sulla Somme. Moltke allora fu sostituito da Falkenhayn. A questo punto la guerra lampo poteva considerarsi fallita: iniziò una logorante guerra di posizione su un fronte che dai Vosgi toccava il Mare del Nord (780 km). A oriente, intanto, dopo l’invasione russa della Prussia orientale, i Tedeschi (comandati da Hindenburg e Ludendorff) respinsero il nemico nelle battaglie di Tannenberg (27-30 agosto) e dei Laghi Masuri (9-14 settembre). In Serbia, gli Austriaci conquistarono Belgrado il 2 novembre, per perderla il 16 dicembre. Truppe anglo-francesi penetrarono nei possedimenti tedeschi in Africa. Infine, al largo delle isole Falkland, Inglesi e Tedeschi diedero vita alla prima battaglia navale della guerra (8 dicembre): i britannici ebbero la meglio. 

​CONSEGNE

Guarda il video documentario, poi:
1. inizia a costruire una linea del tempo degli eventi (puoi basarti sulla mappatura cronologica qui fornita dalla docente >>>> MAPPA CRONOLOGICA GRANDE GUERRA);
​2. continua tu la ricerca rintracciando collegamenti con l'arte e la letteratura, o altre discipline;
4. proponi tu un video documentario sull'ingresso dell'Italia nel primo conflitto mondiale o scegliendo un'angolazione particolare (le armi belliche, i fronti orientali, il fronte interno ecc.;
5. ricerca delle lettere di soldati al fronte;
6. dopo che hai svolto queste ricerche, elaborandole come più ritieni opportuno (file, slide, mappa, link ecc.), organizza un padlet in cui raccogli tutti i tuoi materiali e invia il link su WeSchool (bacheca/wall). 
Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Scienze umane e musicale
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Socrate. Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta.

3/22/2020

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Jacques-Louis David, La morte di Socrate, particolare 1787
Socrate in sintesi 

L’idea socratica della filosofia
Figura particolare e a tratti inquietante, Socrate (369-399 a.C.) dedica l’intera esistenza alla filosofia, intesa come esame incessante di se stesso e degli altri.
Con i sofisti, Socrate condivide l’attenzione per l’essere umano e il disinteresse per la ricerca naturalistica, la tendenza a individuare nell’uomo i criteri del pensiero e dell’azione, un atteggiamento critico e anticonformistico e l’inclinazione verso la dialettica e il paradosso.
Dai sofisti lo allontanano invece un più sofferto amore per la verità, il rifiuto di ridurre la filosofia a mero esibizionismo di capacità retoriche e il tentativo di superare il relativismo conoscitivo e morale, in nome della ricerca di verità valide per tutti gli uomini.
 
Il metodo dialogico
Socrate conduce la propria ricerca attraverso il dialogo, il cui presupposto imprescindibile è il sapere di non sapere: soltanto chi sa di non sapere è un autentico sapiente, che cercherà di conseguire quella conoscenza di cui avverte la mancanza.
Ed è proprio alla consapevolezza di essere “ignorante” che Socrate intende portare il proprio interlocutore: per farlo utilizza l’ironia, grazie alla quale mette in ridicolo la presunzione del sapere e le false certezze. Attraverso la maieutica, poi, Socrate aiuta il proprio interlocutore a “partorire” le verità che egli custodisce in sé, pur senza saperlo. Tali verità sono le “definizioni”, i concetti: Socrate le raggiunge pretendendo dall’interlocutore risposte brevi e precise intorno all’essenza di ciò di cui si sta parlando (“che cos’è la giustizia?”, “che cos’è la virtù?”).
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La morale
Socrate può essere considerato il fondatore dell’etica antica e il punto-chiave del suo pensiero morale è costituito dall’innovativa concezione della virtù come ricerca e come scienza:
- la virtù è ricerca, in quanto non è un dono che si possieda per natura, ma un fine da conseguire con impegno e fatica;
- è scienza, perché è una forma di sapere, che come tale si può insegnare.
Inoltre, la virtù è unica, in quanto quelle che comunemente sono considerate diverse “virtù” non sono che specificazioni dell’unica scienza del bene.

Da questo razionalismo etico deriva una conseguenza paradossale: se il bene è conoscenza, allora il male è ignoranza, ma ciò significa che nessuno compie il male sapendo di farlo.
Identificando la virtù con il sapere, Socrate non intende “mortificare” l’uomo e spegnere la sua gioia di vivere; anzi, egli ritiene che una vita virtuosa, cioè condotta secondo i dettami della ragione, sia la sola che possa condurre alla felicità: in questo senso l’etica socratica si configura come una forma di eudemonismo.
 
L’antropologia e la religione
Secondo la testimonianza di Platone, Socrate ritiene che nell’anima umana risuoni la “voce” di un dèmone che guida la condotta dell’individuo. Si tratta di un concetto religioso, e non soltanto morale: secondo Socrate, infatti, la mente umana è l’attuazione particolare di una mente divina universale che ordina e tiene insieme tutto l’universo. Gli dèi della religione popolare sono manifestazioni di questa divinità superiore, la quale è anche garante del bene e custode del destino degli uomini.
© Pearson Italia S.p.A.
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LETTURA di alcuni brani di seguito proposti 
Estratto da Jostein Gaarder, Il Mondo di Sofia. Romanzo sulla storia della filosofia Longanesi 1994
​​scarica l'estratto cliccando sopra >>>>> Chi era Socrate
Dopo aver letto il testo di Gaarder, rispondi sul tuo quaderno alle seguenti domande:
​1. Inquadra sinteticamente l'opera Il Mondo di Sofia
2. Hai già letto qualcosa di questo libro a scuola?
3. Il Socrate presentato da Gaarder è coerente con quello studiato in classe? 
​4. Quali concetti ritrovi?
​5. Quali vuoi aggiungere?
 Estratto da Platone, Fedone, "La morte di Socrate" 
Scarica l'estratto cliccando sopra>>>> La morte di Socrate
Dopo aver letto il testo di Platone, rispondi sul tuo quaderno alle seguenti domande:
  1. Perché Socrate non teme la morte?
  2. La serenità di fronte alla morte emerge in diverse espressioni usate dal filosofo con cui incoraggia ed esorta gli amici. Trascrivile e prova a spiegare i motivi dell’atteggiamento del filosofo.
  3. La morte di Socrate riveste un alto significato ideale, testimoniando la piena fedeltà del filosofo ai suoi principi teorici. Rifletti su questa affermazione a partire dalle tue personali considerazioni.
Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Scienze umane e musicale
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Marx, il filosofo "rivoluzionario" (parte I)

3/18/2020

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CONCETTI BASE
​L'AUTORE E LA SUA OPERA
Karl Marx nasce a Treviri nel 1818. Studia giurisprudenza e filosofia e frequenta i circoli della Sinistra hegeliana. Dopo la laurea si dedica al giornalismo e nel 1843 si trasferisce a Parigi, dove si avvicina al socialismo e al comunismo; incontra e collabora con Firedrich Engels, compagno sodale per tutta la vita.
Nel 1845 entrambi si trasferiscono a Bruxelles e pubblicano il Manifesto del partito comunista (1848, Londra) sotto incarico della "Lega dei comunisti". Il clima di tensione politica porta Marx a rifugiarsi in Inghilterra, ma di lì a breve anche ad abbandonare la vita politica attiva. Trova un impiego al British Museum di Londra, ma per lui e la sua famiglia sono anni difficili a causa delle ristrettezze economiche. La sua produzione scientifica è però feconda. 
Nel 1864 ha un ruolo predominante nella fondazione dell'Internazionale dei lavoratori e nel 1867 esce il primo volume della sua opera più importante: Il Capitale. Critica dell'economia politica. Muore nel 1883 compianto da Engels e da tutto il Movimento operaio internazionale.
CRITICA ALLA DOTTRINA POLITICA HEGELIANA
L'idealismo di Hegel viene definito da Marx un "misticismo logico" poiché venera l'idea (il logos): l'intera realtà, comprese le istituzioni politiche, è una manifestazione necessaria dello Spirito. L'idealismo mistifica la realtà perché fa del concreto la manifestazione dell'astratto e non viceversa.
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Nell'ottica di una filosofia rivoluzionaria e trasformativa, della prassi marxiana, lo Stato non può coincidere con un giustificazionismo politico, con l'accettazione di manifestazioni vigenti (atteggiamento reazionario), ma è innanzitutto concretamente il riflesso dei rapporti che si istituiscono al livello della società civile.

CRITICA ALLO STATO MODERNO E ALL'ECONOMIA BORGHESE
Lo Stato borghese, dal punto di vista di Marx, è la realizzazione dei cittadini soltanto in modo formale poiché nella società civile, se ben osserviamo e prendiamo atto, continuano ad esistere le diseguaglianze. Lo Stato moderno, ponendosi dopo la Rivoluzione francese come garante di diritti, ha in realtà realizzato le diseguaglianze tra gli uomini attraverso l'istituzione della proprietà privata. Libertà e uguaglianza dello Stato liberale sono illusioni, non dimensioni reali, poiché i diritti non sono per tutti, ma ad appannaggio dell'egoismo borghese.  Per passare da un'eguaglianza formale ad una sostanziale, ossia avviarsi verso un'emancipazione non solo politica, ma anche umana, in cui tutti gli uomini possano pienamente esercitare i propri diritti, bisogna eliminare la causa della diseguaglianza: la proprietà privata. L'obiettivo di emancipazione sarà raggiunto attraverso la rivoluzione del proletariato in una società pienamente comunista, autenticamente democratica.
Inoltre, l'economia borghese e capitalistica, secondo Marx, profondamente convinta di essere "il modo" (naturale, immobile ed eterno) e non "un modo" di produrre ricchezza, non è  in grado di avvertire che il suo sistema si fonda su un dissidio, quello tra capitale e lavoro salariato, tra borghesia e proletariato. Nei Manoscritti economici filosofici (Parigi, 1844) questo conflitto emerge chiaramente nel concetto di alienazione maturato da Marx nella tradizione già esistente, ma secondo un significato nuovo alla luce del materialismo storico.
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CHE COSA INTENDE MARX PER ALIENAZIONE?​
Secondo Marx, nella società capitalistica, il lavoratore vive una condizione di alienazione (separazione) poiché si sente estraniato rispetto a sé stesso e al proprio lavoro. In particolare l'operaio è alienato rispetto a: 
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Scheda di sintesi - Feuerbach (clicca sopra per scaricare)

Scheda di sintesi - Marx (clicca sopra per scaricare)

CONSEGNE
  • Utilizza il post come introduzione allo studio.
  • Approfondisci sul libro di testo (N. Abbagnano, G. Fornero, L'ideale e il reale, Vol.2)
  • Svolgi le seguenti domande:
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  • ​Prima della prossima lezione guarda i filmati proposti su Lezioni Rai Scuola (premi il link sotto indicato)
  • http://www.raiscuola.rai.it/lezione/karl-marx/21138/default.aspx
Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Scienze umane e musicale
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Cartesio, il grande progetto della ragione. Il metodo e le regole (I parte)

3/18/2020

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Cenni biografici
René Descartes (italianizzato Cartesio) nasce a La Haye, nella Touraine, provincia francese, nel 1596. Frequenta il Collegio gesuita di La Flèche dove si forma nella tradizione degli studi umanistici, nella matematica e nella teologia.
Cartesio non si accontenta delle definizioni fornite dalla "scuola" e dalla trasmissione di un sapere che ritiene dogmatico; oltre la verità rivelata, Cartesio vuole la certezza e la certezza è tale perché ha superato il dubbio.
Nel 1618, spinto dal desiderio di fare esperienza, entra nell'esercito e parte verso l'Olanda, allora alleata della Francia nella Guerra dei Trent'anni.
L'illuminazione
La via filosofica si apre grazie a tre sogni "rivelatori" che egli fa nel novembre del 1619 e che, a suo avviso, indicano i primi passi del sentiero della conoscenza valida e certa. Fondamentale è la domanda che ne scaturisce: "Quale metodo seguire per la ricerca della verità?". Diciotto anni dopo, nel 1637, Cartesio pubblica l'opera decisiva, il Discorso sul metodo.
In Olanda
Nel 1621 lascia definitivamente l'esercito e nel 1628 si trasferisce nei Paesi Bassi, paese più tollerante, e vi resta quasi vent'anni conducendo una vita errante e solitaria.
In questo periodo scrive diverse opere e molte lettere. Ricordiamo: Il Mondo (1633), in cui sostiene la tesi copernicana, che però non pubblica per timore della condanna del Sant'Uffizio; e le Meditazioni sulla filosofia prima nel 1641 dove approfondisce i temi trattati nel Discorso.
Scrive anche una monografia psicologica, Le passioni dell'anima, nata dalla corrispondenza con la principessa Elisabetta del Palatinato e pubblicata nel 1649.
Alla corte di Cristina di Svezia
Al centro di numerose polemiche, tra cui la critica di ateismo, accetta l'invito della regina Cristina di Svezia di recarsi a corte per introdurla alla sua filosofia. Purtroppo il clima rigido si rivelò fatale per una salute già cagionevole. Cartesio muore di polmonite a Stoccolma nel 1650, a soli 54 anni. 
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IL METODO
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Cartesio è alla ricerca di un criterio sicuro per distinguere il vero dal falso e per superare la trasmissione di un sapere nozionistico e dogmatico ereditato in ambito speculativo, ormai sterile.
Questo metodo dovrà essere utile e vantaggioso per l'uomo, ossia valido sul piano teoretico e altresì sul piano pratico, affinché l'uomo "possa rendersi padrone e possessore della natura" (Cartesio, Discorso sul metodo, VI, 1).

Cartesio lo descrive nella sua opera più celebre – Il discorso sul metodo –, enunciando le quattro regole che bisogna rispettare per procedere sicuri sulla via della conoscenza:

•​la regola dell’evidenza, non bisogna cioè «accogliere mai nulla per vero» che non sia riconosciuto con evidenza, che non ci appaia cioè assolutamente certo e indubitabile;

•​la regola dell’analisi, secondo la quale occorre «dividere ciascuna delle difficoltà da esaminare nel maggior numero di parti possibili e necessarie per meglio risolverle»; cioè bisogna scomporre i problemi nelle loro parti più semplici per meglio comprenderli;

•​la regola della sintesi, che invita a pensare in maniera ordinata «cominciando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscersi, per risalire a poco a poco, quasi per gradi, fino alle conoscenze più complesse»;
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•​la regola della enumerazione, per cui è necessario «fare in ogni caso enumerazioni così complete e revisioni così generali da essere sicuri di non omettere nulla».


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Clicca sopra per scaricare la scheda sintetica sulla filosofia di Cartesio + mappa concettuale

Scheda di sintesi

CONSEGNE
  • Utilizza il post come introduzione allo studio.
  • Approfondisci sul libro di testo (N. Abbagnano, G. Fornero, L'ideale e il reale, Vol.2)
  • Svolgi le seguenti domande : 1. Quali episodi della vita del filosofo trovi più significativi per lo sviluppo del suo percorso filosofico? Motiva la risposta; 2. Quale scopo e quali caratteristiche presenta l'individuazione del metodo?; 3. Spiega le regole individuate da Cartesio utilizzando le seguenti parole: EVIDENZA - CHIAREZZA - DISTINZIONE - ANALISI - SINTESI - ENUMERAZIONE - REVISIONE.
  • Prima della prossima lezione guarda i filmati proposti su Lezioni Rai Scuola (premi il link sotto indicato)
  • http://www.raiscuola.rai.it/lezione/cartesio/21137/default.aspx
 segue Cartesio - Cogito ergo sum - II parte>>>> 
Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Scienze umane e musicale
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Umanesimo e Rinascimento

3/17/2020

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Uno sguardo d'insieme

Tra la fine del XIV e il XVI secolo si sviluppa in Europa una nuova stagione culturale, quella umanistico rinascimentale, destinata a segnare profondamente lo sviluppo del pensiero moderno.
L'Umanesimo ha alle spalle la crisi della Scolastica e il vacillare del secolare controllo della Chiesa sulla cultura che permette l'avvia di un nuovo processo di laicizzazione del sapere.

​LESSICO

Umanesimo

Il termine Umanesimo nasce nell'ambito della storiografia ottocentesca e vuole indicare il periodo compreso tra la fine del XIV e il XV secolo. Il termine rimanda alle humanae litterae contrapposte alle divinae litterae; nel primo caso si fa riferimento ad un sapere che riguarda  essenzialmente l'uomo, nel secondo a quegli studi che, incentrandosi sull'idea di Dio, avevano dominato il Medioevo.
Umanesimo indica, al di là delle differenti interpretazioni storiografiche, il primo periodo del Rinascimento, caratterizzato dal recupero della cultura greca e latina secondo un approccio filologico.

​Rinascimento
Il termine Rinascimento indica il periodo storico-culturale compreso tra il XV e il XVI secolo. Il termine, che significa "rinascita" (renovatio), pone l'accento sulla rifioritura delle lettere, delle arti e delle scienze dopo la decadenza culturale del Medioevo. Ad imporre il termine all comunità degli studi fu J. Burckhardt con l'opera La civiltà del Rinascimento in Italia (1860).

La dignità dell'uomo
Rifiutando l'idea medievale di un uomo sottomesso passivamente a Dio, nell'Umanesimo Rinascimento si celebrano la libertà e la capacità creativa dell'uomo in grado di farsi da sé, di costruire la propria fortuna.

L'antropocentrismo
Riconosce che al centro della "vita" storica e civile vi è l'uomo che recupera, con la nuova istanza di consapevolezza, la propria dignità. Le "lettere" acquistano una nuova rilevanza poiché sono il mezzo propriamente umano che permettono la formazione dell'uomo libero.

Filologia
(da filos, amante e logos, discorso) è la disciplina che si occupa della ricostruzione e della corretta interpretazione dei testi.

CONSEGNE
Date queste premesse, approfondisci i contenuti per la video lezione che terremo al prossimo incontro:
  • Studiare il libro di testo, pp. 202-209
  • Svolgere le domande a pagina 206 e 209
Puoi utilizzare queste slides di semplificazione guidata allo studio
https://sway.office.com/nvIatob7GKYDfTtM

Prof.ssa Monica Sanfilippo
​[email protected]
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Donne e diritti

3/11/2020

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Buongiorno ragazze/i, continuiamo il lavoro sulla donna, dall'emancipazione femminile fino alla filosofia della differenza, come da post precedente. Per l'ora di lezione di questa mattina vi propongo di visionare l'iter storico in questa risorsa allegata 
DONNE DEL '900 (fonte Treccani online)
e guardare il film SUFFRAGETTE  su RAI PLAY 
​https://www.raiplay.it/programmi/suffragette
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E' la storia delle militanti del primissimo movimento femminista inglese, costrette ad agire clandestinamente nella lotta per il riconoscimento del diritto di voto.
E' disponibile su Rai Play per 10 giorni. Approfittiamo!
  • Regia: Sarah Gavron
  • Interpreti: Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Brendan Gleeson
  • 2015, USA - GRAN BRETAGNA
CONSEGNE 
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Prof.ssa Monica Sanfilippo
Liceo delle Scienze umane e musicale
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    Monica Sanfilippo


    Docente di Filosofia e Storia nei Licei 

    Counselor filosofico

    ​Musicista violista 

    ​Dottorato in storia e critica dei beni musicali

    ​Librettista

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