Nottola di Minerva
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NOTTOLA  DI   MINERVA

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PHILΩ  WEB - @NOTTOLINA
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"[...] la filosofia arriva sempre troppo tardi. Come pensiero del mondo, essa appare per la prima volta nel tempo, dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione ed è bell’e fatta. […] La nottola di Minerva inizia il suo volo sul far del crepuscolo"
Hegel, Lineamenti di Filosofia del diritto, Prefazione

La Belle époque e la fine di un'illusione

9/27/2021

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Con l'espressione belle époque, cioè "bella epoca", si intende il periodo compreso fra la fine del XIX secolo e l'inizio della prima guerra mondiale (1914), un periodo di pace - dopo la guerra franco-prussiana - che, seppure attraversato da tensioni sociali e politiche, ha alimentato il mito della spensieratezza borghese, della creatività artistica, della fiducia nella scienza e nel progresso.
Centro della cultura della Belle époque fu Parigi, la cosiddetta villa lumiére appena ristrutturata da Haussmann. La borghesia parigina viveva in uno spirito di leggerezza, arricchita dal nuovo progresso industriale e convinta della durevolezza della propria condizione sociale.
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Abiti alla moda durante la Belle époque, 1910
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Henri de Toulouse-Lautrec, Al Moulin Rouge, 1892/95

Anche Vienna, capitale dell'impero e del valzer, viveva una stagione di grande splendore, quando nel 1914 la prima guerra mondiale pose fine a questa illusione di benessere e fiducia cieca nell'ottimismo borghese.
La Belle époque è l'espressione della nascente società di massa, un insieme omogeneo, omologato negli usi, nelle abitudini, nei consumi e nella moda, formato da individui (uomo-massa) che scompaiono rispetto al gruppo, nuovo e più importante soggetto politico e civile.
Sono state le trasformazioni politiche, economiche e culturali della seconda rivoluzione industriale a produrre una società così uniformata ed omogenea: alcuni vi hanno colto segnali positivi di benessere e apertura democratica, altri vi hanno letto l'affermazione di un processo di appiattimento delle personalità e delle libere scelte.
La produzione di massa, dovuta alla forte industrializzazione acuita con la catena di montaggio, tra taylorismo e fordismo, ha permesso l'introduzione su larga scala di prodotti che cambiarono i modi di vita, gli obiettivi e le ambizioni della società. 
Innanzitutto, attraverso l'automobile, nuovo status symbol per le classi abbienti, si introduce un nuovo culto, quello della velocità altresì simbolo di modernità e avanguardia. Attraverso la pubblicità si sfrutta il bisogno di possedere l'oggetto per esibirlo a prova del proprio prestigio sociale.
Dietro il mito del benessere e della cieca fiducia nella scienza e nel progresso, una massa di diseredati, finora nell'ombra politica e senza diritti, entra in scena: è il "Quarto stato che avanza", il proletariato, ingranaggio essenziale e motore della rivoluzione industriale, ben rappresentato figurativamente nell'opera omonima di Giuseppe Pellizza da Volpedo. 
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Giuseppe Pellizza da Volpedo - Il quarto stato, 1898-1901, olio su tela, Museo del Novecento di Milano
Particolarmente significativo è il messaggio lanciato dal film "Tempi moderni", pellicola del 1936 scritta, prodotta e interpretata da Charlie Chaplin.
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Charlot è un operaio di una fabbrica; la sua mansione è quella di stringere i bulloni di una catena di montaggio. I gesti ripetitivi, i ritmi disumani e spersonalizzanti della catena di montaggio minano la ragione del povero Charlot; la pausa pranzo potrebbe concedere un momento di riposo per tutti i lavoratori della fabbrica, se non che Charlot viene prescelto per sperimentare la macchina automatica da alimentazione, che dovrebbe consentire di mangiare senza interrompere il lavoro (aspetto che in una visione scientifica del lavoro produrrebbe vantaggio competitivo). L'esperimento però gli causa parecchi danni dato che il marchingegno non funziona come si aspettavano.
Le infinite ore di lavoro lo portano ad essere ossessionato al punto da immaginare che i bottoni della gonna indossata dalla segretaria siano bulloni da stringere. Egli perde così ogni controllo sulla propria mente. Con gesto liberatorio mette mano su leve e pulsanti all'interno della sala di comando del suo reparto, provocando il fermo dell'intera catena produttiva e, dopo aver spruzzato in faccia a tutti l'olio lubrificante per gli ingranaggi, Charlot sarà affidato forzatamente ad una clinica affinché venga riabilitato dall'esaurimento nervoso.
a cura di Monica Sanfilippo
​prof philoweb @ nottolina
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    Monica Sanfilippo


    Docente di Filosofia e Storia nei Licei 

    Counselor filosofico

    ​Musicista violista 

    ​Dottorato in storia e critica dei beni musicali

    ​Librettista

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